Byung-Chu Han “La crisi della narrazione”3 minuti di lettura

Grazie allo storytelling il capitalismo si appropria della prassi narrativa e la sottomette alle regole del consumo.

Byung-Chul Han - La crisi della narrazione - Feltrinelli

Estratti dal libro edito da Einaudi e tradotto da Armando Canzonieri

© 2023 MSB Matthes & Seitz Berlin | © 2024 Giulio Einaudi Editore s.p.a., Torino

Progetto grafico Riccardo Falcinelli. Foto © Just_Super / iStock

[Prefazione – pag. 7]

Una narrazione capace di trasformare e di aprire un mondo non può nascere dal capriccio di una singola persona. […] Essa è, in definitiva, espressione di una tonalità emotiva del tempo. Racconti di questo tipo […] sono il contrario […] delle micronarrazioni che caratterizzano il presente. A queste ultime manca completamente ogni forza di gravità, ogni momento di verità.

[Prefazione – pag. 9]

Grazie allo storytelling il capitalismo si appropria della prassi narrativa e la sottomette alle regole del consumo.

[Prefazione – pagg. 9-10]

Racconto e informazione sono forze contrapposte. […] Essere e informazione si escludono a vicenda. […] L’informazione […] frammenta il tempo rendendolo una mera sequenza di momenti presenti. Il racconto, invece, fa emergere un continuum temporale, che significa: una storia.

[Cap. 1 – pagg. 13-14]

Una notizia […] presenta una struttura spaziotemporale completamente diversa rispetto a un’informazione. Essa viene “da lontano”. […] Il progressivo abbattimento della lontananza è un tratto caratteristico della modernità.

[Cap. 1 – pag. 19]

Narrare e restare in ascolto si co-appartengono. La comunità narrativa è una comunità che resta in ascolto. […] Il dono del restare in ascolto ci sta sempre più abbandonando. Noi produciamo noi stessi, ci spiamo a vicenda anzichè, dimenticandoci di noi stessi. donarci e restare in ascolto l’uno dell’altro.

[Cap. 1 – pag. 21]

L’informazione è progredita […] in una nuova forma di dominio. Intrecciandosi con il neo-liberismo si afferma un regime dell’informazione, il quale non opera in modo repressivo ma seduttivo.

[Cap. 2 – pagg. 25-26]

L’esser tramandata e la continuità sono parti essenziali dell’esperienza. […] Laddove le esperienze si deteriorano, laddove non esiste alcunché di stabile […] ciò che resta non è nient’altro che nuda vita, sopravvivenza.

[Cap. 2- pagg. 30-31]

L’epoca tardo-moderna non ha alcun pathos rivoluzionario rivolto verso ciò che è nuovo o verso il ricominciare da capo. […] Essa è priva di qualsiasi coraggio narrativo, di qualsiasi coraggio per una narrazione capace di cambiare il mondo. […] L’epoca tardo-moderna è completamente priva di nostalgia, visione, lontananza. Essa è quindi completamente senza aura, il che significa: senza futuro.

[Cap. 2- pag. 32]

Solo la prassi narrativa apre il futuro nella misura in cui ci offre la possibilità di sperare.

Byung-Chul Han
Foto: Sarina Chamatova

[Cap. 3- pagg. 34-35]

Quando ogni cosa ci precipita addosso in un vortice di attualità, cioè nel cuore della tempesta della contingenza, non può esserci, per noi, alcuna felicità.

[cap. 3- pagg. 35-36]

Nella modernità la vita viene colpita da un’atrofia muscolare. Essa è minacciata dal crollo del tempo.

[Cap.3- Pag. 38]

La digitalizzazione intensifica l’atrofia del tempo. […] La vita delle informazioni non oltrepassa lo stimolo della sorpresa. Per questo esse frammentano il tempo. […] Conta solo il momento.

Trending