“L’onda che verrà”: tra distopia IA e ottimismo escatologico.3 minuti di lettura

Analizziamo criticamente “l’Onda che verrà” di Mustafa Suleyman e Michael Bhaskar: tra promesse di innovazione e rischi sottovalutati.

l'onda che verrà

La prossima rivoluzione non sarà solo digitale; sarà una rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale.

Così si potrebbe sintetizzare l’essenza di “L’onda che verrà” di Mustafa Suleyman e Michael Bhaskar, un libro che si pone l’ambizioso obiettivo di delineare il futuro prossimo in cui l’IA avrà un ruolo centrale nella trasformazione globale (qui l’anteprima su Google Books).

Gli autori, con un linguaggio accessibile ma ricco di intuizioni profonde, argomentano che l’IA non è solo un insieme di tecnologie emergenti, ma una forza in grado di ridefinire interi settori dell’economia e della società.

Nel loro discorso, Suleyman e Bhaskar propongono che l’IA possa affrontare grandi sfide globali, dall’inefficienza energetica al cambiamento climatico, passando per la sanità e l’istruzione. Tuttavia, mentre offrono una visione ottimistica delle potenzialità dell’IA, dipanano una narrazione che sembra sottostimare le complessità etiche e sociali associate a questa trasformazione.

Per quale motivo? Perchè il loro approccio, pur riconoscendo la necessità di politiche e regolamentazioni, non approfondisce sufficientemente le implicazioni pratiche di tali regolamentazioni in un contesto globale frammentato.

l'onda che verrà

Suleyman e Bhaskar riconoscono che le piattaforme digitali, attraverso la raccolta massiva di dati, hanno acquisito un potere senza precedenti, esercitando un’influenza significativa sulla vita quotidiana delle persone. Tuttavia, la loro trattazione della “datificazione” e del “capitalismo della sorveglianza” rimane relativamente superficiale, mancando di esplorare le profonde implicazioni che queste dinamiche hanno sulla libertà individuale e sulla privacy.

La loro analisi della governance delle piattaforme digitali, sebbene rilevante, ci è sembrata un pò troppo ottimistica, trascurando le difficoltà pratiche che oggettivamente si sono incontrate (e che sono tuttora all’ordine del giorno) nell’implementare regolamentazioni efficaci che bilancino innovazione e protezione dei diritti individuali.

“L’Onda che verrà”: punti di vista alternativi

Per chi fosse interessato a valutare una visione più critica delle dinamiche descritte in “L’onda che verrà“, testi come “Surveillance Capitalism” di Shoshana Zuboff offrono un’analisi senza dubbio più dettagliata delle conseguenze del cosiddetto “Capitalismo della Sorveglianza“, mettendo in luce come la raccolta e l’analisi dei dati da parte delle grandi piattaforme digitali possano minacciare i valori fondamentali della democrazia e della privacy.

Anche “Weapons of Math Destruction” di Cathy O’Neil è dal nostro punto di vista fondamentale per comprendere i rischi insiti negli algoritmi che alimentano l’IA, mostrando come possano perpetuare disuguaglianze e discriminazioni; mentre,”Radical Technologies” di Adam Greenfield offre un punto di vista interessante, sfidando l’idea dell’inevitabilità del progresso tecnologico e sostenendo la necessità di un controllo sociale più rigoroso sulle tecnologie emergenti.

In conclusione, sebbene “L’onda che verrà” offra un’interessante panoramica sul potenziale dell’IA, a nostro giudizio offre solamente una visione parziale, un punto di vista sul futuro della tecnologia tutt’altro che esaustivo. Rimane essenziale, secondo noi, avvicinarsi a queste tematiche con una prospettiva critica e multilaterale, riconoscendo che le tecnologie, per quanto potenti, non sono mai neutrali e che il loro impatto dipende sempre dalle scelte politiche, sociali ed economiche che ne accompagnano lo sviluppo.

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