L’automazione è un Mito4 minuti di lettura

Il libro di Luke Munn fornisce una disanima stimolante e convincente di una delle narrazioni più diffuse nella società contemporanea: l’inevitabilità dell’automazione.

Luke Munn - L'automazione è un mito

Lontano dall’essere una semplice analisi tecnica, l’opera di Munn esplora in profondità le forze culturali, politiche ed economiche che plasmano e perpetuano la convinzione che l’automazione sia inevitabile e intrinsecamente benefica.

Attraverso una lente critica, l’autore decostruisce questo mito, rivelando le strutture di potere e le motivazioni sotterranee che guidano il discorso sull’automazione.

Sfida alla Narrazione Dominante

Munn inizia la sua trattazione mettendo in discussione l’assunto ormai diffuso secondo cui l’automazione è una forza inarrestabile che presto dominerà ogni aspetto del lavoro e della vita. Sostiene che questa narrazione non è una verità oggettiva, ma un mito socialmente costruito che serve interessi particolari.

Nel corso del libro, smonta abilmente la retorica che circonda l’automazione, evidenziando come gran parte di essa sia guidata da agende aziendali, ideologie neoliberali e dal desiderio di esercitare controllo sul lavoro.

Uno degli argomenti più convincenti utilizzati da Munn è che il mito dell’automazione venga utilizzato per giustificare condizioni lavorative precarie, stagnazione salariale ed erosione dei diritti dei lavoratori.

Inquadrando la perdita di posti di lavoro e l’ineguaglianza economica come le inevitabili conseguenze del progresso tecnologico, i “Potenti” deviano la responsabilità e oscurano le vere cause di questi problemi, come le decisioni politiche e le policy aziendali.

Il ruolo dei Media e dell’Accademia

Munn critica anche il ruolo dei media e dell’Accademia nel perpetuare il mito dell’automazione. Dimostra come titoli sensazionalistici, rapporti eccessivamente ottimistici e dati parziali vengano spesso utilizzati per dipingere un futuro dominato da robot e intelligenza artificiale.

Questa narrazione, suggerisce, non è solo fuorviante ma pericolosa, poiché può portare lavoratori e decisori politici a un diffuso fatalismo: l’idea che resistere all’automazione sia inutile.

Automation Is a Myth (l’Automazione è un Mito) sottolinea anche come la ricerca accademica venga talvolta cooptata per sostenere la narrazione dominante sull’automazione. Alcuni studi infatti verrebbero selettivamente evidenziati o finanziati per favorire gli interessi di coloro che traggono beneficio da questo mito, mentre ricerche più critiche verrebbero per contro marginalizzate.

Luke Mann - L'automazione è un mito

Un invito all’impegno

Automation Is a Myth non è solo una critica, ma un invito all’azione. Il ricercatore neozelandese esorta costantemente i lettori ad approcciare criticamente narrazioni intorno alla tecnologia chiedendosi sempre a chi stiano giovando.

Lo fa anche sostenendo un approccio più democratico alla tecnologia, che coinvolga lavoratori, comunità e tutti gli stakeholders nei processi decisionali. Piuttosto che accettare l’ineluttabilità dell’automazione, suggerisce che la società dovrebbe attivamente plasmare il futuro del lavoro dando priorità al benessere umano e alla giustizia sociale.

Una nuova voce nel coro dei pensatori critici

Le idee espresse in Automation Is a Myth si inseriscono in un dibattito più ampio sull’impatto della tecnologia e dell’automazione sulla società, con collegamenti significativi alle teorie di studiosi come Shoshana Zuboff e Nick Srnicek.

Sebbene ogni autore affronti il tema da prospettive diverse, esiste un filo conduttore comune che lega le loro analisi, incentrato sulla critica delle narrative dominanti riguardanti la tecnologia e sull’esplorazione delle dinamiche di potere che esse nascondono.

Munn e Zuboff condividono un approccio critico verso la retorica ottimistica che spesso circonda l’innovazione tecnologica. Entrambi mettono in luce come queste narrazioni siano costruite per servire gli interessi delle grandi Corporation, piuttosto che il bene comune.

Nel caso di Zuboff, l’accento è posto sul potere di manipolazione del comportamento delle Big Tech attraverso la sorveglianza, mentre Munn evidenzia come il mito dell’automazione venga utilizzato per giustificare la precarizzazione del lavoro e l’ineguaglianza economica. Entrambi i punti di vista invitano i lettori a interrogarsi su chi realmente beneficia dell’attuale corso dell’innovazione tecnologica e a considerarne le implicazioni sociali ed etiche.

Con Srnicek Munn condivide la critica del modo in cui la tecnologia viene utilizzata per consolidare il potere delle élite economiche.

Tuttavia, mentre Srnicek vede nella tecnologia un potenziale emancipatorio, sebbene attualmente non realizzato, Munn è più scettico riguardo all’automazione come soluzione ai problemi sociali. Srnicek suggerisce che l’automazione potrebbe essere utilizzata per ridurre il lavoro umano e creare una società post-lavorativa più equa, ma solo se accompagnata da cambiamenti politici radicali. Munn, invece, mette in guardia contro l’accettazione passiva della narrativa dell’automazione, sottolineando la necessità di un coinvolgimento democratico e critico per determinare il futuro del mondo del lavoro.

L’automazione è un mito!

Per concludere, in Automation Is a Myth, Luke Munn fornisce una potente contro-narrazione al discorso dominante sull’automazione. La sua analisi è approfondita, ben documentata e profondamente critica pur rimanendo accessibile e godibile. La sua capacità di individuare le connessioni che legano tecnologia, potere e società rende questa opera una lettura utilissima per chiunque sia interessato al futuro del lavoro, alla tecnologia e alla giustizia sociale.

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